Ieri c’è stato l’incubo dei colloqui con i professori di Marco. Incubo per contenuti e per modalità. Sul primo punto perché un rendimento che potrebbe essere molto più brillante risulta inficiato da superficialità, distrazione e continue chiacchiere. Che quando sono tornata a casa e gliel’ho detto mi sono sentita anche rispondere ‘Io a scuola ci sto 8 ore, tu ci sai stare zitta per 8 ore? Io no… E nemmeno tu, lo sai’. Un’argomentazione che denota un interessante piglio difensivo che però non lo ha salvato dal sequestro del telefono e da un inasprimento degli orari per andare a letto. Normale amministrazione del penitenziario in cui dice di essere costretto a vivere. Oltre ai contenuti, dicevamo, discutibile, riguardo ai colloqui, è la modalità. E questo riguarda credo la quasi totalità delle scuole ‘pubbliche’ della capitale. I professori occupano a coppie tutte le aule e fuori la scuola viene appesa la mappa del chi/dove. All’ora ‘x’ i genitori si ammassano all’entrata, scalpitano, si guardano l’un l’altro in cagnesco, i più alti sono avvantaggiati perché hanno una migliore visione del tutto. Si aprono le porte della scuola e si corre a prescindere. Come la gazzella e il leone nella savana. Su ogni porta di temporanea residenza dell’insegnante c’è un foglio dove mettersi in lista per prenotare il colloquio e uno sciame impazzito dotato di penna si aggira veloce a siglare il proprio cognome. La prima fase si conclude quando si è riusciti a prenotare tutte le materie. Chi sa di cosa parlo conosce quella prima meravigliosa sensazione di soddisfazione. Un momento di relax e poi si inizia il giro cercando di ricordare più o meno la posizione che ci si è riusciti ad aggiudicare per ciascun insegnante. L’obiettivo di ascoltare notizie sul proprio figlio diventa secondario rispetto a quello di riuscire a coprire tutte le tappe del percorso. Quando il genitore prenotato non c’è si va avanti e quando ne hai qualcuno davanti che non è presente cominci a sperare che quello già dentro faccia presto, così puoi saltare turni preziosi. E se ti riesce sei talmente felice che esci col sorriso pure se ti hanno detto che ti bocceranno il figlio. La materializzazione del nome prima di te sul filo di lana, è invece il peggiore degli incubi. Davanti alle porte poi non c’è volta che non ci si confronti sulla discutibilità del metodo e sulla possibile esistenza di reali alternative. Si concorda sulla immoralità di chi prenota più persone, si discute sulla incapacità di gestire il tempo dei professori che in barba alle lunghe code si intrattengono tempi ben al di sopra di quelli che scaturirebbero da una banale divisione del tempo a disposizione per il numero dei prenotati. Ogni volta ti rattristi al pensiero che nessuno in tanti anni abbia trovato una soluzione ma poi te ne vai e dimentichi fino alla prossima avventura.
Buongiorno da chi ce l’ha fatta. Per qualche mese a posto così. Per Marco invece da oggi nuova strategia….
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