Oggi non ho programmi. La giornata si farà. E mi sono alzata con quella sensazione di piccola gioia che ti viene quando apri gli occhi e prendi coscienza che non hai nulla da fare. Che hai una giornata davanti e puoi decidere la qualunque anche rimanere a letto (Marco ha dormito con me ma poi va con il papà). Che puoi inserire la modalità ‘staiserena’ e non ti devi catapultare e uscire. Ed è sabato, non c’è neanche il garage che chiude e devi comunque mettere fuori la macchina. Solo un piccolo sforzo per controllare che Marco abbia preso tutto quello di cui ha bisogno e salutarlo prima di rituffarmi di nuovo sotto le lenzuola. Alzo la serranda, chiudo la tenda e il giorno entra ma tutto il resto rimane fuori. E mi piacciono quei rumori della piazza attutiti dalla finestra chiusa. Perché riproducono esattamente quello che sento in questo momento. Io qui e tutto lontano da non riuscire a sentirlo. E ogni tanto, per una manciata di ore, ci vuole.
Una sera della scorsa settimana ho cenato con un amico di vecchia data che mi diceva ‘A Marù, soli si sta male!. Gli ho risposto che aveva ragione ma che per me il periodo della solitudine era finito. Che negli anni passati mi ero sentita sola in tanti momenti ma che ora non mi accadeva più da un pezzo. Perché la solitudine non è uno status, è un sentirsi. E a volte avere qualcuno accanto può peggiorare la situazione.
Il mio sentirmi oggi è piacevole. È pieno. È frizzante. A volte mi sento stanca, affaticata, preoccupata ma sola no. Sola non mi ci sento più. E se c’è qualcosa che mi fa paura pensando di innamorarmi di nuovo è proprio avere a che fare, ancora una volta, con la solitudine. Perché il mio amico ha ragione, soli si sta male.
Buongiorno alle voci del mondo filtrate dai vetri e a questo sabato che si farà!