Il buongiorno del 21 febbraio

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Ieri in ufficio ho fatto il pieno di brutture. E ultimamente purtroppo non è neanche così raro che succeda.
Poi sono uscita e, come al solito, ho utilizzato il tratto di strada del ritorno per decantare la giornata e lasciarmi dietro alle spalle quello che non merita di tornare con me.
Durante quel tratto incontro, in audio, mia madre e le mie amiche più care, a volte, un amico sincero. Racconto il mio e ascolto il loro, ci confrontiamo, allineiamo le nostre vite e finiamo quasi sempre per ridere e io per sentirmi meglio. Trenta, al massimo, quaranta minuti che spazzano via la pesantezza e mi consentono di arrivare a casa senz’altro più leggera.
E anche ieri sera è andata così.
Tant’è che sono riuscita a ritrovare le energie giuste per portare il figlio a cena fuori per festeggiare la pagella e salutarci, visto che non passeremo il fine settimana insieme. Una bella serata, impensabile anche solo un’ora prima.
Il malessere profondo per quello che non mi piace resta ma il mio personale segreto per sopportarlo ha nomi comuni di persone non comuni ed è la mia più grande fortuna. Come anche aver cambiato sede e metterci un po’ di più a tornare a casa (!).

Buongiorno: è venerdì!

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