Oggi finiscono le scuole e inizia il gioco ‘piazza il figlio e mantieni un giorno di ferie’. Un’organizzazione al cardiopalmo che si muove tra centri estivi, baby sitter, per i più fortunati nonni ma anche soggiorni di vacanza fuori città. Nome quest’ultimo politically correct per le anaffettive colonie di un tempo. E l’arrivo dell’estate porta con sé un inevitabile dose di stress soprattutto se non ci si è organizzati per tempo o non si hanno abbastanza risorse per trovare una soluzione. Quest’anno devo dire non ho una pianificazione completa ma conto di farcela. Anche perché il figlio comincia ad essere grande e necessitante di meno cure. E anche perché in 12 anni ho sviluppato capacità di navigazione a vista di notevole qualità.
Mi chiedo però perché almeno per il mese di giugno, così come previsto per la materna, non si possa prevedere che sia la scuola ad occuparsi dei nostri figli. Magari organizzando visite guidate alla scoperta del territorio. Anche pensando al fatto che gli insegnanti, come noto, sono pagati anche per i mesi estivi. È vero, non si tratta di stipendi adeguati ad un ruolo tanto delicato ma quelle vacanze non possono essere considerate la contropartita di una misera paga. Mi chiedo: non sarebbe meglio combattere tutti, genitori e docenti, per ridare dignità, decoro e riconoscimento anche, e non solo, economico ad un mestiere così importante invece di accontentarsi? Di pretendere come cittadini un servizio di eccellenza che oltre a formare i cittadini di domani, sostenga la possibilità dei genitori, in particolare delle madri, di lavorare? E dall’altra, come maestri e professori, di vedere riconosciuto un ruolo sociale di snodo per il futuro ed essere pagati in modo adeguato rispetto al contributo offerto?
Si può fare. Basterebbe un banale confronto tra costi e benefici. Sottolineo il banale. Ma anche l’eccellenza. Ma anche l’adeguato.
Buongiorno all’ultimo giorno di scuola!