Sotto la strada del paese c’è un’insenatura ritagliata negli scogli che circonda una bellissima piscina naturale. Marco vuole fare il bagno e scende rapido tra i sassi. Io lo seguo o meglio cerco di seguirlo scendendo giù in modo indecoroso, utilizzando tutti gli arti, come un ragno. Non riesco a stare in piedi e cedo ad ogni passo. Mentre sto lì concentrata mi supera un gruppo di uomini e donne avanti con l’età. Rapidi, sanno dove mettere i piedi. Arrivano sulla punta e si tuffano eleganti. Poi nuotano felici e scherzano fra loro parlando dei vecchi tempi e del cibo che solo qui mantiene quel sapore. Non abitano più qui ma ci sono nati. Sono tornati per le vacanze ma si vede che quel posto gli appartiene. Li guardo con i loro capelli bianchissimi e i corpi impreziositi dal tempo e provo ad immaginarli ragazzi. Che giocano, ridono e si schizzano. Che si tuffano abbronzati spingendosi giù dagli scogli con quella confidenza nata allora e rimasta intatta nel tempo. Provo ad immaginarli e mi sembrano uguali ad oggi.
Anzi no, a guardare bene oggi sono molto più belli.