Mi sono svegliata già in ritardo e con una lista di cose da fare, prima di entrare in ufficio, che mi guardano da un foglio che ho scritto ieri notte prima di addormentarmi. Non ci siamo. Non può essere che sono già fuori programma al secondo giorno di ritorno alla realtà . O forse sì. Per rientrare nel quotidiano ci vuole tempo. Non parlerei però di allenamento ma di riabilitazione. Perché, per fare la vita che facciamo, dobbiamo entrare in una dimensione complicata che ha regole, tempi e ordine/disordine da gestire con sapienza. Ad uno che vive in una città come la nostra dovrebbero dare un diploma. Mica ci riescono tutti. Pensa un po’, alcuni addirittura scappano. E ci vogliono anni di pratica per dire di avercela fatta. Moduli su moduli da imparare. Si comincia da piccoli con ‘Attraversare la strada’ per poi passare quando si arriva a guidare un auto a ‘Trovare un parcheggio’. Da ‘Arrivare a casa senza pistare cacche di cani’ a ‘Imparare l’inglese o la nouvelle cuisine per utilizzare il tempo nel traffico’.
Si tratta di una dimensione molto complicata e neanche per pochi. E quando si va in vacanza si rischia di perdere le competenze acquisite. Che per uno che abita a Roma, hanno la stessa valenza e utilità del camminare. È per questo che ho parlato di riabilitazione. E ci vuole tempo. Quest’anno forse anche di più.
Buongiorno in ritardo pure lui.