Il buongiorno del 16 settembre

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Ho un naso di carattere. Di quelli cioè che caratterizzano una persona da arrivare a dire che senza non sarebbe più lei. Ed è per questo che non ho mai pensato alla chirurgia plastica. A quella lei imperfetta, a cui sono arrivata ad essere con tanta fatica, ci tengo.
Ho odiato il mio naso durante l’adolescenza perché è stato tante volte oggetto di prese in giro. E quando mi capita di rivedermi in quelle foto, sempre schivate, sento ancora oggi la sofferenza di allora. Di quel mio non accettarmi, di quel non riuscire a vedere, è il caso di dirlo, nulla al di là del mio naso.
Poi l’adolescenza passa. Si cresce e, se lo si fa bene, non solo si fa pace con i propri difetti ma, se possibile, sono proprio quelli a diventare i nostri punti di forza.
Questo sempre che non si parli del mio naso che a diventare un punto di forza non ce la fa proprio. Che a sentirsi amato non ci tiene per niente. Men che meno, ad essere accettato. Che si riempie di bolle a sentire di essere diventato irrinunciabile perché senza non mi sentirei più io.
A tal punto che quando ha capito di non poter più essere una spina nel fianco per motivi puramente estetici, ha cominciato a darmi problemi di funzionamento.
E così quella deviazione interna che per anni è stata sopportabile è diventata, ad un certo punto, così impattante sulla respirazione da indurmi l’anno scorso ad operarmi al setto e, per non farmi mancare nulla, anche ai turbinati.
Dopo, mi sono sentita ancora una volta al di là dell’ostacolo. Di averlo definitivamente superato. E ancora una volta, mi sbagliavo.
Perché il mio naso non si arrende proprio ad essere messo in un angolo.
E così è riuscito a tornare, ancora una volta, con mio grande turbamento, alla ribalta.
Qualche giorno fa una visita di controllo, un’intervenuta aderenza e un nuovo intervento a cui sottopormi. Però, questo dovrebbe farmi piacere (!), ad una sola narice.
Non gli dite che mi girano, non gli voglio dare soddisfazione. Ho deciso di ricominciare ad odiarlo. Non mi è neanche così difficile.
Somiglia tanto a quelle persone che continui ad apprezzare focalizzandoti, con appassionata determinazione, sui soli aspetti positivi e che, invece, continuano a mostrarti impunemente quanto possano essere detestabili.
E lì, anche questo mi ha insegnato la vita, c’è poco da fare. Non si può amare chi non vuole farsi amare.
L’ho capito tardi ma l’ho capito.
Il mio buongiorno stamattina va a tutti gli altri. Che meritano molto di più il mio affetto.
Sto rivalutando tanto le orecchie.

La foto è presa in prestito dal sito sanità in cifre.

6 comments

  1. Mi piace questo odio-amore lungo una vita.
    Mi piace la forza che hai e che ci metti.
    Mi piace anche il tuo naso perché, pur non conoscendolo, appartiene alle tue righe ed a tutto quel che di te leggo.
    A long walk a touch of jazz remix – jill scott

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    1. Ho letto velocemente il tuo messaggio prima di partire da casa e in macchina ho ascoltato il brano che avevi dedicato a questa giornata. Bello. Come i regali che sai fare con le parole. Grazie.
      Anche al mio naso piaci molto… E lui, come avrai capito, non è un tipo molto socievole….

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  2. Non è facile “combattere” contro (coloro) che non vogliono farsi amare e ci rendono, poi, la vita un po’ complicata
    Un bel monello, il tuo naso… Una lieve sculacciatina ci starebbe bene
    Buona giornata 🙂
    Rodrigo

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    1. Ho imparato che c’è un punto oltre il quale non ha più senso combattere. Che la strategia migliore in quel caso è lasciare andare e accettare la sconfitta. E anche il tuo nome mi ricorda qualcosa del genere…:-) Ho letto il tuo blog e mi piace perdermi nella tua scrittura non immediata. Non scontata. A presto Maru

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  3. ho apprezzato molto il tuo post, direi che ha una sua poesia…
    c’era qualcuno che come te ha iniziato a fare i conti con la propria vita partendo dal suo naso…era Vitangelo Moscarda e il romanzo era di Pirandello “Uno nessuno centomila” non so perchè ma leggendoti non ho potuto non fare questo richiamo..
    una buona giornata cara Maru

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    1. Cara Barbie, che dire? Amo molto Pirandello ed hai ragione ci sono affinità di pensiero. Anch’io penso che la società tenda a rappresentarci come proiezioni. Ma io a differenza sua non credo che sia solo la morte a renderci liberi di sottrarci alla maschera che ci è stata assegnata. Noi possiamo farlo anche da vivi. Anzi possiamo dimostrare, proprio facendolo, di essere vivi. Grazie per la tua suggestione. A presto (!)

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