Stamattina ho fatto colazione alle 4:30 e mi sono ricordata di quando capitava, una vita fa, di tirare fino a tardi e di prendersi un cappuccino e un cornetto prima di tornare a casa e andare finalmente a dormire. Succedeva una vita fa, forse due.
Oggi alle 4:30 mi ci sono svegliata. Mi succede sempre se ho programmato la sveglia presto che per paura di non svegliarmi comincio a fare le prove di apertura occhi con ore di anticipo. E soprattutto se il dovermi svegliare presto è legato ad un impegno del figlio.
Colazione a letto però, finestra alzata e fuori al buio il quartiere che ancora dorme. Ogni tanto senti arrivare da lontano una macchina ad interrompere un silenzio che non riconosci e ti sembra nuovo. Ogni tanto si sente anche il verso dolorante di qualche uccellino masochista che ha deciso di vivere in città. E ti trovi a pensare come sia davvero bello stare a letto e pensare di poterci stare ancora un po’. Senza la fretta di alzarsi. Senza dover correre. Nel fresco della mattina e delle lenzuola di cotone.
Alle 4:30 stanotte c’è chi sta per andare a dormire e chi si è appena svegliato. E ognuno nel suo pensa che l’altro sia folle. Pure se l’uno un giorno lo farà e l’altro l’ha fatto e se ne è dimenticato. La notte tace. Ci guarda e sorride. Perché lei comunque vada, ha vinto.
Fresco buongiorno!