Primo caffè. Me lo sono preparato e sono tornata a letto per godermelo con calma. Ieri sera abbiamo fatto tardi e stamattina sono tramortita. Ho davanti un tranquillo week end ‘da‘ paura da passare con Marco. Quelli già descritti che ti fanno apprezzare il lunedì lavorativo. Momenti in cui ti rendi conto che i figli bisogna farli in più giovane età. Perché se ci metti anche tutto il resto, il lavoro, la casa e tutti gli altri impicci, superati i 45, una volta al mese stramazzi sicuro. E quel giorno, piangi, ti disperi, vedi tutto nero e senza speranza. Vorresti prendere un treno e non tornare più. Immagini parenti e amici che ti cercano a Chi l’ha visto? e tu che chiami la fantomatica redazione e dici a tutti che ora sei felice e di dimenticarti per sempre. Un fiume in piena che dopo lo sfogo, la cui durata varia da persona a persona, si placa. Ti addormenti con la faccia bagnata dalle lacrime, ma quando ti svegli stai meglio. Ti riprendi e ricominci. Come se nulla fosse. Ovvio che acquisendo consapevolezza puoi ottenere buoni risultati con il riposo preventivo ma non sempre ci si riesce. E non sempre è possibile. L’importante è sapere che il giorno della tragedia non è grave. Colpisce un po’ tutte e se anche sembra impossibile da superare al momento, passa tutte le volte. E dopo, solo dopo, a ripensarci fa anche ridere. Una sorta di esaurimento di qualche ora, puntuale che ogni tanto arriva perché la testa ha l’energia di vent’anni prima ma tutto il resto no. E ogni tanto abbandona.
Ho cominciato a leggere un libro bellissimo che mi ha regalato Occhi belli (vedi post di qualche tempo fa) e mi piacerebbe restare a casa ad affondarci occhi e naso ma non si può. Magari me lo porto dietro con la speranza di avere qualche momento morto. Alle brutte avrà cambiato aria. Sarà sicuramente alle brutte!
Buongiorno a chi, protagonista o meno, sa di cosa parlo.
Che ne dici?