E’ domenica sono quasi le 19, prendo il treno, con mio figlio per tornare a Roma da Milano e mi arriva una mail di Roberto: ‘Ciao Maru amica mia, ti stavo pensando e così ho pensato di inviarti questo… un bacio grande.’
Lo guardo e capisco il messaggio. È vero, un giorno sono salita su un treno e ho detto addio alla Maru con la stola di piumone, a chi l’aveva disegnata e anche a chi aveva dimostrato di volerle bene. Senza voltarmi indietro. Mai. Quasi mai.
Eppure di storie da raccontare ne avrei tante. Forse di più e anche più belle di prima ma sopraffatta dalla stanchezza di una vita nuova e senza rete, finisco per perdermi gli attimi e le ispirazioni. E soprattutto finisco per rinunciare ad osservare la magia del mondo.
Come quella di questa sera.
Arrivati alla Stazione Centrale abbiamo subito sentito le gallerie rimbombare dei cori dei tifosi della Fiorentina e subito dopo dei contro cori, improvvisati ma comunque potenti, di interisti in transito. Mentre sorridevo cercando di sotrarre Marco dalla voglia di farsi coinvolgere, ci giungono urla dalla scala mobile. Ci voltiamo e, in un secondo, si crea all’uscita del nastro un mucchio di vestiti, valigie, teste e braccia, buste e cappelli. Un operatore blocca la scala e rimane bloccato a sua volta. Guarda basito per qualche secondo quel miscuglio senza sapere, parrebbe, dove mettere le mani. Piano piano i corpi si separano dai bagagli e faticosamente si alzano anche grazie a tante mani tese. Sono anziani in gita. Uno di loro è inciampato in una valigia e quelli dietro lo hanno seguito, in una sorta di domino fatale. Superata la paura iniziale, ridono a crepapelle, contagiosi. Solo allora, sollevati dal ‘nulla di grave’ ci incamminiamo verso il treno. Dopo un po’ sui cartelloni appare il nostro binario e a passo veloce ci dirigiamo verso la nostra carrozza. E alla scala del vagone li ritroviamo tutti li che cercano di salire caricando contemporaneamente le valigie. Li guardo da dietro e poi mi offro di dare una mano. Ringraziano e continuano a ridere. Penso in un lampo che vorrò essere proprio così alla loro età.
Saliamo anche noi. Il vagone è pieno di questa allegra compagnia. Uno di loro si alza per darmi una mano a caricare sulla cappelliera una busta con degli acquisti che ho fatto mentre sua moglie, elegantissima in un pantalone grigio di lana e una camicia fiorata, si toglie con naturalezza le scarpe per indossare un paio di babbucce.
Ridono, parlano, chiedono gli uni agli altri suggerimenti di enigmistica, si fanno selfie. Ridono.
Ed io li sento. Ed io rido.
E capisco cosa vuol dire che gli amici veri li riconosci nel momento del bisogno.
Grazie Roberto, un bacio anche a te!
gli amici veri ci sono sempre, il tempo e lo spazio si annullano di fronte alla vera amicizia 🙂
Bel post cara Marù, bello poterti leggere ancora, spero di leggerti sempre più spesso …
Un caro abbraccio per te amica mia ,
Barbara
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Ciao Barbara! Come stai? Dobbiamo rompere gli indugi e concederci ‘sta birretta, no?! Sta diventando una leggenda… Bacio
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Carissima Marù , quando vuoi 🙂
Sto bene , sta ripartendo la stagione del teatro,spero davvero di vederti presto…
Un grande bacio,
Barbara
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Devo dire che in questi mesi ci sei mancata parecchio…
Bentornata Marù!
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Michele sei sempre carino… Grazie. A presto
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Grazie a te per essere tornata! Ciao 🙂
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Bentornata!
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Grazie!😘
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Bel racconto ….
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Grazie Maurizio. Tutto bene?
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Sempre in giro a far danni … 🙂
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Sei mancata!
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Ciao Clic! Sai anche voi mi siete mancati tanto… Bello non perdersi!
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Leggerti mi commuove sempre. Forte abbraccio. Anna
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Grazie Anna, mi emoziona saperlo!
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