Il buongiorno del 1* ottobre

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”(…) Così tra questa immensità s’annega il pensier mio e il naufragar m’è dolce in questo mare”.
La giornata è iniziata così. Aiutando Marco ad imparare a memoria L’infinito di Leopardi. Ci siamo svegliati insieme alle 6 perché ieri sera non ce l’aveva fatta. Il suo attuale problema è avere difficoltà nel gestire in modo coerente il tempo da dedicare al gioco e quello da dedicare allo studio. Lo vedi sempre in crisi e trafelato perché, non essendo poi il tipo da presentarsi impreparato, cerca di recuperare rocambolescamente fino all’ultimo istante. Segnando ogni volta nuovi record di svolgimento di problemi e tempo di studio di una lezione. Di solito da solo e oggi coinvolgendomi. Ieri sera arriva dalla sala da pranzo in cucina, dove stavo parlando con Alessia, butta sul tavolo il libro di letteratura e dice ”sta poesia non la capisco e non riesco proprio a impararla a memoria”. E io ”Che poesia è? Fai vedere…”. Quando scopro che è L’infinito con Alessia ci ritroviamo a recitargliene buona parte a memoria. Lui strabuzza gli occhi e mi dice ”Meglio. Così mi aiuti”.
Ora se ne è appena andato a scuola, di corsa, mentre ancora la ripeteva continuando a confondere l’eterno con l’inverno (che effettivamente con le passate stagioni ci sta!). Per dargli una mano ho provato a dirgli di visualizzare i versi. Di vederla quella siepe e di pensare a questo ragazzo che aveva pensieri profondi come questi e viveva in un posto chiuso dove difficilmente qualcuno avrebbe mai potuto capirlo. Come succede a tanti in provincia e che a quel tempo non c’era mica internet. Mica poteva confrontarsi con altri affidandosi al web. Mica poteva aprire un profilo Facebook o gestire un blog. Lui era solo e non riusciva ad ovviare a questa realtà. A questo punto Marco che pensavo non mi stesse ascoltando mi dice piano ”ed era pure malato”. Senza internet e pure malato. Ora sì che comprendeva il dramma!
A dire il vero, nonostante i miei sforzi e quelli, immagino, dell’insegnante, non credo abbia capito fino in fondo cosa volesse dire Leopardi, è ancora troppo piccolo, ma con il tempo lo farà, ne sono certa. Perché tutti noi abbiamo provato, almeno una volta, quella paura di fronte all’infinito e quella dolcezza nel naufragare in esso. A 20 anni e anche tanto tempo dopo. E internet con tutti i suoi moderni ammennicoli su questo possono fare poco. Anzi niente. Quella paura e quel naufragar resistono, intatti, al tempo e all’evoluzione. E Leopardi resta quello che li ha saputi raccontare meglio di tutti.
Infinito buongiorno!

Foto: manoscritto autografo di Giacomo Leopardi da Wikipedia.

7 comments

  1. mi fai ricordare quando mio padre, 50 anni fa, mi insegnava a ricopiare la poesia per cercare di ricordarla meglio, cosa che, incredibilmente funzionava, o quando io inscenavo pezzi di teatro per mia figlia, cercando di legare versi o parole a immagini …. che bello imparare e che bello aiutare a imparare: grazie per avermi causato questi ricordi 🙂

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